Parigi, e un padre
Nel ricordo, la memoria dell'infanzia e della prima giovinezza sono popolate dai grigi e dalle piogge di una città, dalla figura ingombrante e sfuggente di un uomo: la città è Parigi, l'uomo è il padre. Il narratore giunge ad un momento della vita in cui è necessario comprendere il senso di quelle presenze, ricostruire la loro traccia indelebile, che trae ulteriore signficato da una prima decisione, una prima partenza, che segnerà la vita di tutti: la decisione del padre di partire, all'alba degli anni cinquanta, verso Parigi, per proseguire gli studi. I gesti della giovinezza, la nostalgia di un padre che appare ogni volta irraggiungibile, hanno per teatro una città amata e mutevole, un organismo vivo che con il tempo si è trasformato, ha perduto il suo volto di ieri: la rapina del tempo, dunque, oltre a cancellare gli eventi, ha per sempre cambiato la città della memoria, ha consegnato al solo ricordo una Parigi irrecuperabile: una città popolare, anarchica, originale, ove benessere e povertà si affiancavano in pieno centro, non ancora trasformato in un salotto per turisti. Per lottare con questa rapina, e per comprendere davvero il proprio passato, è stato necessario ricordare, e ritrovare, quella Parigi perduta, e quell'uomo in fuga.